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9/5/2016 - Batteria Lenovo ThinkPad X61s

Ma non è tutto, perché Oukitel ha deciso di offrirlo a un prezzo scontato fino al prossimo 2 gennaio, quindi è il caso che vi affrettiate perché costerà appena 199.99 dollari a fronte dei 239.99 dollari di listino. Inoltre tra tutti coloro che lo prenoteranno saranno sorteggiati 100 utenti che avranno gratuitamente diritto al servizio di personalizzazione del logo.Insomma il prezzo sembra molto interessante per uno smartphone che oltre a una batteria monstre offre anche Android in versione stock, una caratteristica non da poco e anzi molto apprezzata dagli utenti più attenti, perché l'assenza di interfacce proprietarie e personalizzazioni varie solitamente significa maggior affidabilità, reattività e fluidità e prestazioni più elevate.

Oukitel K10000 comunque è uno smartphone abbastanza valido, che offre anche un display IPS da 5.5 pollici con risoluzione HD, SoC MediaTek MT6735P, 2 GB di RAM, 16 GB di memoria ROM, fotocamera anteriore da 5 Mpixel e posteriore che raggiunge i 13 Mpixel tramite interpolazione.

LG G5 dovrebbe poi avere anche lo stesso doppio display del V10, con quello principale da 5.3 pollici QHD e quello secondario da 160 x 1040 pixel, SoC Snapdragon 820, 3 GB di RAM, 32 GB di memoria interna, fotocamera posteriore da 16 Mpixel coadiuvata da una secondaria per lo scatto di foto grandangolari con un'ampiezza fino a 135 gradi ed una batteria da 2800 mAh.

Quelli che da molti sono definiti "assistenti personali" o "dispositivi intelligenti", spesso si rivelano dispositivi veramente poco utili a causa della loro ridotta autonomia.

Mentre un cellulare di qualche anno fa era in grado di restare acceso per giorni senza esaurire la carica della batteria, gli smartphone odierni sono dei veri e propri computer portatili che consumano energia più o meno allo stesso modo. Gli utenti sono sempre alla ricerca di qualche soluzione per far durare il proprio smartphone qualche ora in più, ma molto spesso, la soluzione potrebbe nascondersi nel software installato sul nostro dispositivo.

Lo sapevate che le applicazioni hanno un impatto massiccio sul consumo della batteria? In realtà si tratta di un'informazione già abbastanza nota, ma AVG, il produttore dell'omonimo antivirus, ha condotto un'approfondita ricerca sulle applicazioni più deleterie per la durata della batteria degli smartphone Android.

Nella top 10 delle app che consumano eccessivamente la batteria compaiono nomi piuttosto famosi come ChatON, Google Play Services, Facebook, WhatsApp, Line, Snapchat, Amazon Shopping, Netflix e persino alcuni antivirus. Tuttavia, la testa della classifica appartiene ad Android Firmware Updater, un'applicazione presente su ogni smartphone Android che si occupa della ricerca e l'installazione di nuove versioni del sistema operativo.

Ma AVG non si è limitata alla sola ricerca sul consumo della batteria, in realtà le applicazioni possono anche peggiorare le prestazioni dello smartphone. E secondo la ricerca di AVG, il peggior nemico della velocità dei nostri dispositivi è allo stesso tempo una delle applicazioni più diffuse al mondo: l'app di Facebook, che tra l'altro primeggia anche nella classifica delle applicazioni che occupano più spazio. Ma non solo, nella lista compaiono anche l'indispensabile Google Play Services, il gestore delle pagine di Facebook, Instagram, e Facebook Messenger.

Purtroppo infine anche i videogiochi mobile più famosi compaiono quasi tutti nelle classifiche dei titoli più dannosi per batteria e spazio di archiviazione. Nomi come Hay Day, Candy Crush Saga, Clash of Clans, Zombie Tsunami, Farm Heroes Saga, sono tutti dannosi per il nostro smartphone, alcuni in un modo, altri in un altro.

Se il vostro smartphone non arriva a fine giornata, la soluzione potrebbe essere molto più semplice di quanto si pensi, disinstallate le applicazioni non indispensabili e cercare un buon equilibrio tra consumo della batteria ed usabilità del dispositivo.

Dopo anni in cui la politica Apple è stata incentrata su pochi, anzi pochissimi prodotti, ora l'azienda californiana sta diversificando l'offerta e dopo due iPhone e due iPad, arriva l'iPad Pro. Oltre a un'analisi tecnica del prodotto, in questa recensione vogliamo capire meglio cosa significa quel "pro" alla fine del nome.

Professionale può avere molti significati, identificare specifiche professioni, come Apple ha mostrato in alcuni suoi messaggi. iPad Pro può essere uno strumento per i medici, per gli architetti, per gli artisti, ma quello che la maggior parte di noi si chiede è: posso usare l'iPad Pro al posto del notebook?

Per rispondere a questa domanda ci siamo obbligati a fare a meno del computer portatile per alcuni giorni, e usare l'iPad Pro abbinato a una tastiera Logitech Create. Ovviamente le professioni cambiano, così come il software e le necessità. Possiamo già dare per scontato che, in mancanza di applicazioni specifiche, è ovvio che non tutte le attività si potranno fare con il tablet, ma entreremo più nel dettaglio più avanti.

Estetica
Esteticamente ha poche differenze rispetto agli altri iPad. Nella parte anteriore c'è il solito tasto home che è anche il lettore d'impronte digitali Touch ID, pulsanti di accensione, bilanciere del volume, carrellino per la Una novità è la presenza di un connettore ausiliario, tre piccoli contatti sul bordo sinistro, che permettono di collegare degli accessori, che in questo momento significa unicamente la tastiera. Sia per il modello Apple, sia per quello Logitech, i tre contatti non solo permettono di attivare e usare la tastiera, ma gestiscono anche l'alimentazione. Infatti le tastiere non integrano una batteria e non devono essere ricaricate, ma prendono l'energia necessaria direttamente dall'iPad. Un'ottima scelta in una quotidianità fatta di batterie da ricaricare.

Adobe è pronta a dare l’addio a Flash in via ufficiale e ha avviato un percorso di abbandono graduale della tecnologia. Flash Professional CC, il tool per la creazione di contenuti multimediali, dal 2016 sarà distribuito con il nome di Animate CC. L’intenzione dell’azienda è quella di riposizionare il programma come un più generico strumento per l’animazione online favorendo lo sviluppo di contenuti animati secondo lo standard HTML5, che garantisce una compatibilità totale su tutte le piattaforme desktop e mobili.

Nato per facilitare la creazione di animazioni e videogiochi per il Web, Flash si è affermato nella prima metà degli anni 2000 come lo standard di fatto per la distribuzione dei contenuti multimediali sul Web.

L’avvento del mobile e la maggiore diffusione dei computer portatili, però, hanno cambiato le carte in tavola. Video, animazioni e pubblicità in Flash, pesanti e avide di risorse, non si sposano con le necessità di smartphone, tablet e laptop. In primo luogo per il consumo eccessivo di batteria e poi, soprattutto, per le problematiche di sicurezza, con più di 200 vulnerabilità gravi scoperte soltanto nel 2015.

Nonostante la scelta di disincentivare la creazione di contenuti Flash, Adobe ha comunque rinnovato l’impegno nel garantire, ove possibile, soluzioni rapide ai numerosi problemi di sicurezza che affliggono Flash Player, il plugin che permette di riprodurre contenuti Flash nei browser. A questo scopo una nuova partnership con Facebook si affianca a quelle già strette con Google e Microsoft. Sarà finalizzata ad assicurare la sicurezza dei videogiochi Flash disponibili sul social network, un settore specifico in cui, spiega l’azienda, gli standard alternativi non sono ancora sufficientemente maturi.

I segni del declino di Flash erano già chiari agli osservatori più attenti verso la fine della scorsa decade. A renderli evidenti fu Steve Jobs. Il co-fondatore Apple, con un documento controverso e polarizzante, nell’aprile 2010 elencò i suoi Pensieri su Flash , tutt’altro che positivi, spiegando con estrema chiarezza i motivi alla base della scelta di non supportare Flash Player su iPhone e iPad. Una posizione ferocemente criticata all’epoca, oggi osannata come visionaria e in anticipo sui tempi.

L’avventura di Microsoft nel mondo dei tablet non è iniziata nel migliore dei modi: le prime generazioni del Surface, figlie di Ballmer e del suo team, avevano fatto pensare che forse era meglio che Microsoft continuasse a fare software. La strada di Surface, qualche anno fa, sembrava davvero segnata e conduceva alla stessa fossa dove giacciono milioni di Zune, altro progetto hardware miseramente fallito. Poi l’illuminazione: Surface Pro 3, un prodotto davvero eccellente pensato per il professionista e dotato di una costruzione di altissimo livello, paragonabile ai migliori prodotti Apple che giustamente, in quanto a materiali e costruzione, sono benchmark da seguire e con i quali misurarsi. Dal successo di Surface Pro 3 nasce ora Surface 3, un tablet pensato per l’utente consumer che ha un compito da svolgere ancora più difficile della sua controparte professionale: misurarsi in un mercato dove l’iPad regna sovrano (ma fatica anche lui) e far dimenticare quell’aborto tecnologico chiamato Surface RT, prodotto senza senso per Microsoft ovviamente cancellato dal saggio Nadella.

Surface 3 nasce in quello che è forse il periodo più illuminato di Microsoft e si ispira giustamente al modello Pro 3, il Surface che negli ultimi anni ha avuto il maggior successo. Stesso design, pennino esterno con le stesse identiche possibilità e stesso look & feel, ovviamente con qualche rinuncia per mantenere il prezzo più contenuto del Pro ma comunque alto se consideriamo la fascia dei migliori tablet consumer. Il sistema operativo è Windows 8.1 Pro ma crediamo sia una soluzione temporanea: Windows 10 è nato in una generazione dove il touch si è ormai affiancato al mouse come interfaccia utente e il vero Surface lo potremo apprezzare solo con la prossima generazione di sistema operativo, ormai imminente. Abbiamo in ogni caso provato Surface con Windows 8.1, il sistema con cui viene effettivamente: una scelta questa dovuta sia alla instabilità di alcuni driver per Surface all’interno della “Preview” di Windows 10 sia alla presenza, nella versione di prova del sistema operativo, di molti strumenti di diagnostica in background che di fatto penalizzano sia prestazioni sia autonomia.


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